Comune di .....

 

 

BALLABIO 

« Dopo Laorca, per voltate faticose, benché la strada sia carrozzabile, arrivasi a Ballabio, celebrato per le sue ricche miniere e pel suo arcighiottissimo stracchino di .. Gorgonzola! »

 

BARZIO

monumento al leone

 La maggior località di soggiorno estivo e di sport invernali della Valsassina. Barzio, già nota come "Perla della Valsassina", oggi è in grado di offrire ai turisti in ogni periodo dell'anno ottime opportunità di svago per il tempo libero. Ampio è il ventaglio di proposte che spaziano dalla possibilità di praticare qualsiasi tipo di sport, invernali e non, di fare passeggiate, rilassarsi nel verde della natura, all'opportunità di assistere a eventi sportivi, culturali o spettacoli di intrattenimento, molti dei quali di una certa risonanza, che vengono organizzati per rendere piacevole ed attraente il soggiorno a Barzio.
Cuore pulsante del paese è Piazza Garibaldi, recentemente rinnovata nel suo aspetto, al centro della quale fa bella mostra di se il monumento dedicato ai caduti della I guerra mondiale raffigurante un leone, simbolo della Valsassina.

Protetta a monte dal rilievo dei Piani di Bobbio e rivolta a Valle verso il maestoso gruppo delle Grigne, rappresenta un attraente ed accogliente punto di incontro per residenti, villeggianti e visitatori occasionali che qui possono soddisfare qualsiasi loro esigenza frequentando i bar, i ristoranti, i negozi di ogni genere che la contornano.
Intorno alla piazza si sviluppa il centro storico, dove sono ancora ben conservate nella loro struttura originaria ville e case d'epoca, e che si può visitare percorrendo una delle diverse vie che si diramano partendo dalla piazza, anch'esse da poco rinnovate ed impreziosite nella pavimentazione in porfido e nell'arredo.
Oltre alla piazza ed al centro storico di rilevante importanza si segnalano la Chiesa Parrocchiale, Palazzo Manzoni, sede comunale e della locale biblioteca, l'Oratorio di San Giovanni Battista ora Museo Privato "Medardo Rosso".

 

 

 

 

CASSINA VALSASSINA

 

Scorcio del comune                                                                                                                 Il Municipio

Cassina Valsassina conta 457 abitanti (Cassinesi) e ha una superficie di 2,6 chilometri quadrati per una densità abitativa di 175,77 abitanti per chilometro quadrato. Sorge a 845 metri sopra il livello del mare.

Il municipio è sito in Via Comunale 2, tel. 0341-996181 fax. 0341-910190: l'indirizzo di posta elettronica è non disponibile.

Cenni anagrafici: Il comune di Cassina Valsassina ha fatto registrare nel censimento del 1991 una popolazione pari a 437 abitanti. Nel censimento del 2001 ha fatto registrare una popolazione pari a 457 abitanti, mostrando quindi nel decennio 1991 - 2001 una variazione percentuale di abitanti pari al 4,58%.

Gli abitanti sono distribuiti in 203 nuclei familiari con una media per nucleo familiare di 2,25 componenti.

Cenni geografici: Il territorio del comune risulta compreso tra i 712 e i 1.283 metri sul livello del mare.

L'escursione altimetrica complessiva risulta essere pari a 571 metri.

Cenni occupazionali: Risultano insistere sul territorio del comune 18 attività industriali con 36 addetti pari al 22,64% della forza lavoro occupata, 11 attività di servizio con 17 addetti pari al 6,92% della forza lavoro occupata, altre 24 attività di servizio con 79 addetti pari al 10,69% della forza lavoro occupata e 3 attività amministrative con 20 addetti pari al 15,09% della forza lavoro occupata.

Risultano occupati complessivamente 159 individui, pari al 34,79% del numero complessivo di abitanti del comune.

 
 

CORTENOVA

L'AMBIENTE STORICO
Il territorio del Comune di Cortenova trova una sua unità nella situazione topografica e naturale, consistendo nella fascia valliva che congiunge la conca di Primaluna con il punto in cui la Valsassina si biforca nella val Casaro e nella Muggiasca. L'asse del territorio si può considerare il Pioverna. Anche storicamente la zona fu considerata unitariamente, essendo l'inizio della squadra di Cugnolo, dal nome dello sperone di roccia discendente sul Pioverna poco dopo Cortabbio. Il territorio comunale appare oggi formato dall'aggregazione di due comunità già tradizionalmente considerabili: Cortenova e Bindo, sulle opposte rive del fiume. Esse compaiono già organizzate nel 1388, ossia al tempo dell' approvazione delle ordinazioni statuarie della Valle; e solo col D.R. del 23 giugno 1927 n. 2130 i comune di Bindo venne soppresso. Quattro sono nel territorio i nuclei abitativi di qualche importanza, la cui parziale analisi può offrire una certa quantità di considerazioni in ordine allo sviluppo urbano e alle sue direttrici, non che alle persistenza. Va subito osservato che il Comune di Cortenova ha storicamente dipendente il nucleo di Prato San Pietro, sempre sulla riva sinistra del fiume; mentre Bindo ebbe come frazione Piano situato Ugualmente sulla riva sinistra: infatti il comune di Bindo, benché tra i meno popolosi della Valle, aveva una collocazione strategica nella squadra di Cugnolo, controllando l'uno e l'altro versante di essa.

ORIGINE DEGLI ABITATI

BINDO
Sebbene non compaiano in questa zona le numerose testimonianze Valsassinesi della civiltà Gallica e Galloromana, Bindo possiede nei dintorni della Villa De Vecchi qualche reliquia, per la verità non ben controllata, riferibile ai tempi della Romanità. Naturalmente questo dice poco sull'esistenza o meno dell'abitato, per il quale quasi nulla offre anche l'appellativo, nato o da un nome di persona o da u termine che richiama la terre a breve lingua su cui si adagia il paese ai piedi di ripidi pendii. Rimane la tradizione che la chiesa di Bindo, isolata su breve colle, sia una delle prime della Valle, ma la sua dedicazione attuale nulla ci dice se non che Bindo traeva importanza dal trovarsi sul percorso di una strada della Valle: essa è infatti dedicata a SS Biagio e Lazzaro, protettori appunto dei malati e dei viandanti; nè è privo di significato che verso Tacedo si trovasse il paraledo, che indica la sosta pel cambio dei cavalli. D'altra parte si sa bene, dalla descrizione della Valsassina compilata da Paride Cattaneo nel 1571 che la via antica andava dritta da Cortabbio a Bindo a Taceno. Probabilmente essa attraversava il paese, lambiva la Chiesa, donde si diramava la aspra salita di Crandola e Vegno, e proseguiva verso la Maladiga di Taceno; si teneva cioè più a monte rispetto alla provinciale segnata ai primi del 1700 secondo tracce ancora oggi riscontrabili, ciò per evitare le allora disastrose piene del Pioverna. Il loco “;Bindi†appare solo nel 1200; si può essere certi però che lo stanziamento fosse più antico, infatti un tratto di territorio di Bindo, chiamato ne basso Medioevo “Cavadiga†era di antichissima proprietà regia ed era fortificato. Il fatto di trovare il “Gagg†a monte di Villa De Vecchi e, quasi al confine settentrionale, la valle della Comia, ed ancora il forte censo pagato costantemente da Bindo alla Camera Arcivescovile, fanno pensare che il territorio di Bindo soggiacesse a una serie di diritti regi o fiscali, assunti in parte dai militi Longobardi (il “geaghe†era per essi il bosco comune da taglio) e successivamente all'Arcivescovo, che nel 900 viene investito delle autorità regie già dei conti di Lecco caduti in disgrazia, e infine anche dalla comunità locale (la “Comia†può essere il resto di un vocabolo che indica lo sfruttamento comune delle terre e dei pascoli). In questo modo non risulta strana la tradizione della presenza continua dell' arcivescovo Milanese, nel quale alcuno vede Aliberto d' Intimiano, appunto colui che meglio di ogni altro tentò- anche aldilà dei privilegi concessigli dai re – una politica di acquisti per la chiesa Milanese, culminata con l'usurpazione della corte regia di Lecco. Forse così è possibile riportare il nome del paese al Germanico patto “sich bindenâ€, che poteva unire a sbarramento militare le due pareti della valle.

PIANO
Se Bindo era sulla costa del monte, Piano era appunto la sua vera zona agricola ed erbosa. Nel 1581 però Piano era diviso in due parti: c'era il Piano di Bindo e quello di Cortenova e un Prato Magno e l'acquale o roggia. Forse il Piano era il luogo di raduno della comunità, comunque compare nel 1594 come casale dei Petralli, la più importante famiglia di Bindo. Ad esse appunto appartenne anche la chiesa che reca la data 1688. Le officine e le altre imprese dei sec. XVII e XIX si stabiliscono fuori dall'abitato, confermandone il carattere agricolo. Piano appartenne sempre a Bindo, cui ci si recava attraverso il guado del Pioverna verso S.Biagio. C'era anche un collegamento con la strada di Cortenova e un sentiero a Tartavalle e Taceno. Il disagio di questo sentiero, spesso interrotto dalle inondazioni, portò alla separazione dalla parrocchia di Taceno nel 1815, sanzionata poi solo nel 1849.

CORTENOVA
Sebbene non vi siano elementi non è possibile che Cortenova sia nata come piccolo centro Romano-; il fatto comunque di attribuire a quei tempi il ponte sul Pioverna, dice l'antichità cui la tradizione fa risalire il paese. Secondo alcuni il paese, con questo nome, compare nel 1215 ma con sicurezza solo alla fine del XIII secolo si trova Cortenova con la chiesa di S.Ambrogio che dovrebbe essere l'attuale parrocchia, divenuta però tale solo nel 1490 per separazione da Taceno. Già questa dedicazione, tipica militi della chiesa ambrosiana, saliti in auge nel corso dell' XI secolo, ci avvia alla comprensione della funzione originaria del paese, in relazione anche al suo nome. Il significato di esso è evidente e si collega a una rinnovata“corteâ€; e questa novità deve certo porsi in antagonismo con la “corte vecchiaâ€, che secondo alcuni era Cortabbio. Questi e luogo molto antico: vi si trova una lapida cristiana del 425, una delle più antiche del territorio milanese, vi si trova S.Lorenzo, molto usata nei tempi prebarbarici; inoltre Cortabbio era sobborgo di Primaluna, la Pieve e residenza iniziale dei signori della Valle. La “corte†è in genere un centro di raccolta delle decime in natura, spesso di origine Longobarda. Pare logico supporre che i barbari, occupata militarmente la valle e controllando la chiesa con la antonomastica “torre†sopra Primaluna, fondassero nel luogo prossimo poi detto Cortabbio i magazzini di prodotti che dovevano poi essere versati: sarebbe quindi la corte antica passata in seguito ai conti di Lecco e forse già amministrata dai Capitani della Pieve, i Della Torre, che alcuno fa anche parenti della stessa famiglia dei conti di Lecco dei secoli IX e X. La Corte nuova dovrebbe allora ricollegarsi a qualche grosso rivolgimento amministrativo e politico avvenuto in valle, ciò che avvalora la seconda ipotesi, che enunceremo più avanti. Se notiamo che Primaluna continuerà ad essere la sede della riscossione della decima appartenente in parte alla chiesa plebana da parte della famiglia Della Torre, dal 1240 al XV sec., signori anche politici della valle saranno appunto essi. Naturalmente bisogna allora pensare che i Della Torre, forse in un certo periodo anche Capitanei o affittuari degli Arcivescovi, vantassero però un origine funzionaria precedente. La dedicazione della chiesa di Cortenova, il fatto che il paese sia pressochè l' unico della valle a non pagare la decima ai Della Torre, l'esser dipendente religiosamente da Taceno ancora per molto tempo, avvalora l'ipotesi di altri che l'origine della “corte nuova†sia da attribuirsi ad altri fatti. Corte regia antichissima in Valsassina fu la Corte di Buscanti, presso Pasturo. Donata dai re italici ai conti di Lecco, essa divenne loro proprietà personale, o allodiale. Caduto in disgrazia Ottone l'ultimo conte di Lecco, gli succedette nel dominio l'Arcivescovo, non si sa se per concessione imperiale o altro. Non andarono a lui i possessi allodiali, tanto che l'imperatore gli contesterà l'usurpazione della corte di Lecco allodiale. E' quindi probabile che proprio allora sia sorta la corte nuova già che l'arcivescovo non poteva utilizzare quella Buscanti. In seguito l'Arcivescovo subinfeudò la Valsassina ai Della Torre di Milano, concedendo loro 1/6 della decima, nonché quella totale dei luoghi forti quali la Cavadiga di Bindo. Cortenova non deve confondersi con altre “corti†attestate in Valsassina nei secoli X e XI, che sono masserie private anche se appartenenti ai conti di Lecco o ai vescovi di Bergamo o di Milano, mentre quella di Cortenova è il centro di raccolta di diritto pubblico e a servizio delle intere valli vicine. Diventa anche logico che Cortenova non avesse per un certo tempo grande importanza dal punto di vista abitativo, come invece Introbio o Pasturo, ma che lo diventasse in seguito e divenisse conteso tra le fazioni guelfe e ghibelline nel corso del XIV secolo. Nel 1388 Cortenova è il capoluogo della terza Squadra della Valsassina e cioè di Cugnolo. E' bene notare che questa parte della Valle aveva fin dai tempi antichi un senso di autonomia. Cugnolo e Muggiasca, cioè la valle alta, ebbero durante le guerre venete della prima metà del XV secolo un proprio podestà, finché Francesco Sforza, ignorando le lamentele di Cortenova per l'infedeltà e la lontananza di Introbio, non ingiunse alle due squadre di unirsi con l'unica podesteria della Valsassina. Ad alcuno è parso che il pretorio fosse allora in Taceno ma non è improbabile che fosse invece a Cortenova. Infatti nel 1575 si rinnovarono le vertenze fra i due gruppi di Squadre e si chiese che il giudice di Introbio si trasferisse appunto a Cortenova, più centrale rispetto alle valli amministrate. La controproposta del senato di Milano e del Consiglio locale fu di inviare tre volte la settimana il pretore a Taceno e solo per i giudizi riguardanti le due Squadre alte: per esse Taceno era posto in un punto più favorevole. Nel 1578, dopo le inosservanze del pretore spagnolo, si ripeté la causa e si deciseche in Cortenova si tenesse un Palazzodove si sarebbe recato da introbio il pretore due volte alla settimana e dove sisarebbe riunito il consiglio della Valle nelle sedute di ottobre. Nel 1757 la vicepretura venne abolita e un cancellierefu posto a Taceno, come a Introbio, dove rimasero gli uffici distrettuali fino al 1819, data della soppressione e incorporazione ancora con Introbio. Ma se Cortenova non contava molto amministrativamente , restava importante nelle consuetudini: vi si piantò l'albero della libertà nel 1796 e nel 1848 vi si organizzo la resistenza antiaustriaca. Infatti, per boicottare il governo austriaco, una domenica dopo la S.Messa, tutti gli uomini di Cortenova si schierarono in piazza, deposero le pipe per terra e le schiacciarono, protestando di non voler più fumare, dando cos' un esempio di amor patrio a tutti i Valsassinesi.

PRATO S. PIETRO
L'insediamento di Prato S.Pietro pare già ricordato nel 1288 per vasti possessi della famiglia Grisi. Nella seconda metà del XIV secolo molti abitanti di Prato tenevano a fitto terre in Cortabbioo a nome della Chiesa plebana. Leonardo da Vinci, sul finire del Quattrocento, vi osservò il lavorio dei metalli. Il nome Prato indica l'origine pascolativi del luogo, da legarsi probabilmente alla corte vicina dell'arcivescovo; però il nome di S. Pietro che ricordaevidentemente la chiesa di Primaluna, farebbe pensare alla nascita dell' abitato poco più tardi della corte, al XII sec., quando erano ormai chiari i rapporti tra i diritti dell'arcivescovo e i diritti dei Della Torre. Come si vede anche oggi, il paese si è sviluppato lungo la strada di arroccamento verso Cortenova, che si staccava dalla principale dopo Cortabbio e traversava il Pioverna al guado di Gera. I nomi dei luoghi intorno a Prato richiamano il mondo della campagna, il Roncatolo, il Roccolo, il Brug, la Val dei Molini. Lo schema urbanistico, in forme modulari, indica la stesura contemporanea e ben definita. Gli edifici industriali sono sorti all'esterno del vecchio abitato, che col passar dei secoli ebbe ad acquisire anche un certo carattere di residenza qualificata, con palazzotti e giardini, oggi rimasti in piccola parte.
 


 

CREMENO

 Scrive Eugenio Cazzani:

"Uscendo dalle gole di Balisio ci si apre davanti il bacino superiore della Pioverna. Ecco Barzio disteso su un poggio, ecco Cremeno coi suoi fertili campi, Cassina rannicchiata sul pendio; lassù dietro quel dosso è Moggio, dietro quell'altro è Concenedo; qua a destra sono le belle praterie di Maggio".

MAGGIO (altezza 800 m.) è il primo abitato sull'altopiano ad accogliere il visitatore. Frazione di Cremeno, offre tutti i comfort e servizi che si addicono ad una località turistica è situata in una bella conca vicino all'alpe Fopa. Passegiando tra le abitazioni sparse in legno e muratura delle Casere, dei Tonalli di Sopra e di Sotto, dei Mazzett e del Garabuso si possono rievocare atmosfere di tempi passati. Il paese vive di una energia propria che, anche con una breve permanenza, viene trasmessa all'ospite che ne percepisce la vitalità.

CREMENO (altezza 800 m.) gode di una bellissima posizione situata sull'orlo della Valle di fronte ai pascoli di Pasturo dominati dalla Grigna. Al pari di Barzio ha vissuto di commercio e lavorazione di formaggio, di svariate attività artigianali, sfruttando il corso del torrente Valle di Cremeno (o Pioverna orientale) e, con la nascita del turismo di massa, di nuove attività terziarie.
Cremeno ha un passato glorioso come "capitale" della Squadra del Consiglio.

 

 

MOGGIO

  In Valsassina a 900 metri s.l.m., cinto dal possenteabbraccio delle cime Zuccone Campelli (mt.2161), Zucco di Maesimo (mt.1649), Corna Grande (mt.2089) e dal massiccio delle Grigne, si trova Moggio, nota località turistica che con un paesaggio di incantevole equilibrio è ideale punto di arrivo per una piacevole vacanza.

 

Offre un paradiso di aria pura e natura incontaminata, dove non si trascura certo il divertimento, boschi odorosi, visioni di monti che si alzano da prati in fiore, soste in riva a ruscelli di acque cristalline. Qui potrete trovare tranquille passeggiate familiari lungo quieti sentieri e mulattiere ed escursioni verso le più alte cime del Sodadura, dei Campelli, delle Grigne, del Pizzo Tre Signori alla ricerca di infinite specie d'erba, fiori e animali.

 

Dal 1997 l'amministrazione comunale di Moggio affida l'animazione del paese all'agenzia "Crazy Life" che offre in modo originale, sia in estate che in inverno con la tradizionale festa di Capodanno, diversi momenti di svago durante l'arco della giornata per grandi e piccini dando così vita ad un "vero villaggio vacanza" al pari delle più note e moderne località turistiche. Lo staff di animazione , vi regalerà intensi ed emozionanti momenti di svago: lezioni di aerobica, di ginnastica, di balli latino-americani, tornei sia sportivi sia da tavolo e per i più piccini piacevoli giornate in compagnia del baby club con giochi, balli e tante divertenti attività

 

 

Per gli amanti del fitness, immerso nel verde, vi attende il Centro Sportivo "Giuliano Locatelli" che sorge a pochi minuti a piedi dal centro cittadino con i suoi campi da tennis, bocce, beach-volley, pallacanestro, calcetto e ping pong; inoltre è presente un'ampia pista di pattinaggio, l'attrezzato percorso vita, una pista di atletica e il parco giochi per i bambini. Ad accogliervi, vi attende una veranda con tavolini in cui è possibile bere fresche e dissetanti bevande, da dove si possono ammirare le Grigne e, per finire, un'ampia mansarda in cui riunirsi per vivere momenti di festa. E' da sottolineare la presenza nei sabati sera estivi di numerose orchestre di liscio che trasformano il Centro Sportivo in una immensa sala da ballo all'aperto richiamando un folto numero di persone provenienti anche da paesi limitrofi e dalla vicina Brianza. Al torrente "Valle di Faggio" si trova un'area attrezzata per pic-nic con barbecue e per simpatiche merende all'aperto.

  

Spettacoli di particolare interesse culturale o di straordinari affetti coreografici, vi aspettano per regalarvi momenti magici e indimenticabili; non sono da tralasciare le numerose iniziative realizzate per la Festa della Madonna del Carmine (terza domenica di Luglio): la tradizionale e sentita processione cittadina per le vie del paese e il consueto spettacolo pirotecnico che ogni anno si svolge a conclusione della festa "…facendo ritornare bambini un po’ tutti".

 

MORTERONE 

 

 

INTROBIO

 

Superficie: 25.61 kmq
Altitudine: 586 m slm
Abitanti: 1.855


All'estremità di quelle terre che il Manzoni descrive nella prima pagina del suo romanzo immortale s'apre col "Passo del Merla" la bella Valsassina.
Regione circondata da catene di monti erti ed elevati, che ora sporgono in ripide costiere ed ora rientrano in profonde ed alpestri convalli, bianche di dolomie e di graniti, o rossastre per le rocce di verrucano che le danno qua e là tinte fosche e cupe.
Siede Introbio quasi al centro di questa valle e ne è il Capoluogo.
I torrenti che scorrono ai fianchi del paese, la Troggia, l'Acquaduro e la Pioverna, rendono fresco il clima e favoriscono lo sviluppo industriale.
Monti e valichi affascinanti lo circondano, l'aria è temperata e fresca; l'ospitalità cordiale e non servile e la svegliatezza degli abitanti attirano numerosi villeggianti.
Sotto molti aspetti Introbio conserva nella valle ancor oggi il primato che sempre ebbe nei secoli scorsi.
Della storia di questo Paese tutti ne sanno qualcosa, ma forse troppo in confuso.
Eccone una brevissima traccia:
L'origine geologica e storica sia del luogo che dell'abitato è quella di tutta la Valle e di tutta la Catena Alpina, da quando, qualche centinaio di milioni di anni fa tutte queste belle montagne si formavano sul fondo degli oceani o poi per i più vari e vasti fenomeni tellurici emersero dalle acque. Ghiacciai ed erosioni succedutesi per altri milioni di anni ci prepararono questo nido fiorito che ci dà vita.
Seicentomila anni fa l'uomo esisteva; gli antenati dei Galli, popoli che vivevano dalle nostre Alpi all'attuale Francia, ventimila anni fa sapevano già dipingere meravigliosamente, come lo attestano le scoperte fatte in certe caverne a sud della Francia presso queste Catene Alpine. Il nostro Paese al tempo degli Etruschi (2700 anni fa) già esisteva; e al tempo dei Romani (2000 anni fa) lo abitavano persone colte e progredite. I grandi conquistatori Romani (Cesare, Pompeo ed altri), conobbero bene la Valsassina, ma soprattutto Introbio, poichè era il crocevia della strade che portavano oltre l'Impero Romano. Questi fatti ci sono testimoniati dai vari e numerosi cimeli, quali oggetti, tombe, mura diroccate di antiche fortezze, come il Castel Reino nella regione del Pizzo dei Tre Signori, e la Rocca di Baiedo, che in seguito servirono per le invasioni frequenti dei Barbari. A quei tempi Introbio era proprietà dei Galli.

Quale l'origine del nome Introbio?
Comunemente si crede che derivi dalla fusione delle due parole latine "inter Orobios" (tra gli Orobi) che erano i primi abitatori di queste vallate; credo però più attendibile la spiegazione data dall'illustre nostro concittadino Prof. Fermo Magni, che coi suoi molteplici scritti in poesia ed in prosa fu il vero celebratore ed appassionato della Valle e di Introbio. Egli infatti spiega così: "inter vias" (tra le vie). Il nostro Paese fu veramente il Capoluogo delle vie che conducevano oltre l'impero Romano; la "via gentium", come fu denominata la valle della Troggia. Di qui passò Annibale, Cesare che lasciò poi un gruppo di soldati armati per la difesa dei Galli. Quasi tutti i Barbari nelle loro invasioni per questa via giunsero alla Roma dei Papi per deporre la loro ferocia e riceverne la civiltà Cristiana.

Quando fu portata la religione Cristiana in Valsassina e a Introbio?
Già al tempo delle grandi persecuzioni, per esempio quella di Nerone, persone dell'alta nobiltà Romana, cui non mancavano mezzi, fuggirono tra questi nostri monti portandoo con sè la Buona Novella. Uffcialmente però il Vescovo di Milano S. Mona nell'anno 250 d.C. circa, diffuse il Vangelo tra gli Orobi. Furone in seguito fondate le Parrocchie. La Parrocchia di Introbio venne smembrata da quella di Primaluna nel 1406 ed aveva allora per la propria Chiesa parrocchiale la Chiesa di San Michele, in antico detta "Trans Torenten", oltre il Torrente. Nel 1629 per maggiore comodità venne trasferita nella Chiesa di San Antonio Abate situata nell'abitato (ora casa Selva), annessa alla casa Parrocchiale, con uno spazioso sagrato. Nel 1897 veniva consacrata la nuova Chiesa Parrocchiale (17 Ottobre) costruita su disegno del Sac. Don Enrico Locatelli, oriundo da Vedeseta. I confini della nostra Parrocchia sono i medesimi di quelli del Comune, essendo estesa quanto questo, cioè dalla centrale idroelettrica del torrente Bobbia alla Casa Pio XI (Bocchetta di Trona).

Quali sono i monumenti degni di nota a Introbio?
La Chiesa di San Michele costruita verso il 1100 e forse anche prima, poichè la bella effige della Madonna di stile greco-bizantino, ivi venerata, è del 1100/1200. Nel 1934 si provvide alla costruzione di un muro a tre arcate per sostenere la chiesa che era cadente.
La Chiesa di Santa Caterina fu costruita nel 1539. Venne dotata di una Messa quotidiana dal nobile Leone Arrigoni, celebre Ambasciatore. Fu fatta chiudere da San Carlo per mancanza di sacerdote officiante. Per la legge 15 Agosto 1866 (soppressione dei beni ecclesiastici) passò di proprietà dello Stato; fu poi riscattata dai discendenti della Famiglia Fumagalli, i quali, 10 anni dopo, la donarono alla Chiesa.
La Chiesa di Biandino, dedicata alla Beata Vergine della Neve, venne costruita fra il 1665 e il 1669. Per voto fatto nel 1836 da tutto il popolo per essere stato preservato dal Cholera Morbus. Ogni anno nella ricorrenza della Beata Vergine della Neve (5 agosto), si compie una solene processione. Venerdì 13 ottobre 1944 il Santuario viene distrutto, ricostruito ed inaugurato il 5 agosto 1947.
Degna di ricordo è l'alta Torre quadrata che ancor oggi si ammira nel centro del Paese; costruita verso il secolo XI, cioè 900 anni fa, è testimone dell'unione antica degli Introbiesi contro i Barbari, che spesso invadevano in quei tempi l'Italia, passando proprio per Introbio. Memorabile è l'assalto di 6000 Grigioni sostenuto nel 1531 dai nostri Padri, che riuniti nella Torre, seppero respingerli. Nella travatura del tetto ancor oggi vi sono i proiettili lanciati dai Grigioni. Da qualche decennio la Torre è di proprietà dell'Ing. Giulio Amigoni che vedendola pericolante provvide a intelligenti restauri.
Sotto il portone d'entrata all'antico palazzo del Pretorio si può ancora leggere su una lapide questa scritta: Venerandum Collegium D.D. Notariorum Vallisne. Il Pretorio era stato costruito dalla comunità generale della Valle; era sede del Governo, abitazione del Podestà, sede del collegio dei Notai.
La cascata dei Troggia possiamo annoverarla tra i monumenti regalatici dalla natura; di essa scrissero Leonardo da Vinci e Antonio Stoppani. Ebbe dunque Introbio attraverso i secoli importanza militare, politica, commerciale, turistica e religiosa. Località di confine del grande Impero Romano, luogo facilmente difendibile al Ponte Chiuso, sede di magistrati di giustizia per tutta la Valle. Possedette persino un tribunale di Inquisizione, organo ecclesiastico per le condanne degli eretici in materie religiose.
(tratto dal Bollettino Parrocchiale)
 

 

 MARGNO

PortaleMargno è un piccolo paese in bella posizione all'inizio della Val Casargo, collocato sulle pendici del Monte Cimone (m. 1800), su una morena fertile formata dai ghiacciai in epoca remota, a forma come di promontorio, i cui fianchi sono delimitati da due torrenti, Maladiga e Bondanera, che a valle confluiscono nel Pioverna. Ha pascoli fertili e boschi cedui e sullo sfondo lo domina la vetta del Legnone. Di fronte poi le propaggini della Grigna. Appartiene anch'esso alla storia antica della Valsassina. Primi abitatori i Celti, poi i Romani conquistatori, infine i Longobardi: restano tracce e memorie in reperti di tombe antiche, nel linguaggio e nel riferimento ad alcune località. Una sua località, Bagnala, è segnalata dagli storici come luogo fortificato detto "La Bastia", con poche case abitate fin dai tempi antichi. Qualche segno simile pare di poterlo riconoscere nel vecchio nucleo dell'abitato: vie strette, case ben addossate le une alle altre, con poche aperture verso l'esterno, il cortile ben chiuso da mura e portoni; ed anche alcuni passaggi coperti tra le case, a modo di protezione. Appartenne alla antica Comunità della Valsassina che era retta da propri Statuti, da una propria organizzazione civile, con una divisione del territorio in Squadre; Arco di passaggio coperto fra casee Margno apparteneva alla Squadra " del Cùgnol". Interessante pure la vicenda religiosa di questa comunità, di cui è segno anche il suo patrono San Bartolomeo Apostolo. Nei tempi intorno all'anno Mille era una delle sette Cappellanie che dipendevano per la loro attività religiosa dalla Chiesa Matrice e Plebana di Primaluna. In seguito ebbe un suo Presbiterio residente in luogo come Cappellano con la sua Chiesa. Egli provvedeva alla vita cristiana di un ampio territorio che comprendeva le popolazioni di Indovero, Casargo e Pagnona, ciascuna con proprie Chiese di varie dimensioni: una tra le più significative e la Chiesetta di Santa Margherita presso Somadino. Tutte queste Comunità crescendo di importanza, si sentirono autosufficienti e gradualmente ottennero una propria indipendenza religiosa come Parrocchie: Cortile con cancellodapprima Margno stessa, staccatasi da Primaluna, poi Indovero, Pagnona e Casargo staccatasi da Margno. Partecipò sempre alla vita pastorale guidata dagli Arcivescovi di Milano, con le loro Visite Pastorali e con le loro figure più significative,Portale antiche e recenti: S. Carlo, Federico Borromeo, i Beati Card. Ferrari e Schuster, Montini poi Papa Paolo VI. In particolare S. Carlo venne tre volte a Margno: due in Visita Pastorale ed una per consacrare l'altare della Chiesetta rinnovata: lo ricorda la lapide ed i dipinti della Cappella in suo onore della Parrocchiale. Questo perché accanto a lui operò una figura significativa di Margno, il sacerdote oblato Marco Aurelio Grattarola (fra le più antiche famiglie di notai) e fu merito suo il lavoro per la Canonizzazione del Santo e il complesso monumentale di Arona, ove fu sepolto. La Chiesa Parrocchiale testimonia l'impegno della popolazione nella sua evoluzione fino alla forma attuale, opera dell'Ingegner Giglio e dell'Architetto Barluzzi nel XIX secolo, che restauri recenti hanno ben rimesso in risalto. Così le opere d'arte e vari arredi sacri tra cui il Polittico del Crocifisso, gli affreschi dell'abside, quadri ed arredi per la Liturgia, le Confraternite, l'organo Bernasconi. Arco di passaggio coperto tra caseLa fertilità del territorio favorì per secoli la vita agricola di allevamento e coltivazioni, a prezzo però di un duro lavoro di uomini e donne.
Per ulteriori approfondimenti si segnala l'opera "La Chiesa Matrice di San Bartolomeo a Margno" di Oleg Zastrow - giugno 2001 prezzo Euro 80,00 disponibile presso la Casa Parrocchiale di Margno - Tel. 0341/802346 oppure presso l'edicola in Via Vittorio Veneto.


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

PARLASCO

Comune Montano dell'alta Valsassina, il territorio di Parlasco risale al fiume Pioverna fino alle pendici del Sasso Mattolino e al Passo d'Agueglio. Il collegamento con la strada della Valsassina era costituito una volta da una mulattiera, he partiva da Tartavalle, dove il Pioverna entra nella Val Muggiasca per andare al lago, detta "la Bissaga", come il nome della strega di Tartavalle. Della Bissaga e del terribile bandito seicentesco che proprio a Parlasco aveva la sua sede, "Lasco il Bandito della Valsassina", parla Antonio Balbiani in un famoso romanzo storico pubblicato a Milano nel 1881, e in ricordo del quale, nel 1938, si organizzarono a Parlasco grandiose rappresentazioni. Parlasco faceva parte della Squadra dei Monti, che aveva diritto ad avere dei propri rappresentanti nel Consiglio di Valle che si riuniva ad Introbio, insieme alle comunità della Muggiasca di Narro e Indovero, di Perledo e di Esino. Divenne quindi anch'esso feudo della Famiglia Monti nel 1647. Per la sua posizione di controllo su vari passi, Parlasco doveva avere diverse fortificazioni munite, tra cui da ricordare la Rocca di Marmoro, che proteggeva l'entrata nella valle dalla parte di Bellano, citata come dipendente da Primaluna nel 1368, e quella del "Portone", una porta anticamente edificata lungo la mulattiera per chiuderne l'accesso. Anche Parlasco fu colpita dalla peste portata dai Lanzichenecchi nel 1630, come ricordato dal medico milanese, ufficiale alla sanità in quell'epoca, Alessandro Tadino. La chiesa parlaschina di Sant'Antonio Abate sembra risalire al XV secolo ed il campanile è del 1780. Anticamente i defunti venivano portati nel cimitero di Taceno, con gravi disagi soprattutto d'inverno, cosicchè nel 1614 il Cardinale Federico Borromeo concedeva di aprire una tomba nell'oratorio di Sant'Antonio, da usarsi quando i ghiacci e le nevi non permettevano di raggiungere il fondovalle. Il cimitero locale venne poi aperto nel 1835. A Parlasco nacque l'illustre poeta e letterato Paolo Busi, detto "il Parlaschino", che dopo aver frequentato Parigi per i suoi studi, fu professore a Como, e morì nel 1653. L'economia locale era prevalentemente agricola e si basava su piccole coltivazioni di cereali, ma soprattutto sullo sfruttamento di pascoli e boschi, che danno numerose castagne e legna, e sull'allevamento bovino.


PASTURO

 

Nella conca della Valsassina, sulle pendici orientali della Grigna Settentrionale o di Montecoden, si trova l'abitato di Pasturo, il cui nome stesso sembra indicare la feracità dei pascoli del piano e della montagna, che sono tutt'ora fra i maggiori della provincia. Il vasto cerchio di argille, marne e morene è inciso profondamente dal corso del torrente Pioverna, che poco a nord di Baiedo, frazione di pasturo, si insinua fra due roccioni precipiti, alti circa 300 metri sul fondovalle: è lo sbarramento della Chiusa, dove la strada supera il torrente con l'antico ponte di Chiuso, luogo strategico nella vicenda storica della valle. Dalle rupi sovrastanti Baiedo, rocce rossastre di verrucano, di racconta che il diavolo staccasse un grande masso trascinandolo più a sud in località Alghero, dove appunto si trova la Corna del Peccato, forse un masso erratico trasportato da un ramo del ghiacciaio dell'Adda. Secondo la tradizione, su esso sono visibili le impronte delle zampe del demonio, impegnato così a conquistarsi un'anima che lo aveva sfidato, aria di leggenda circonda anche la rupe sulla quale si innalzava la rocca di Baiedo, dove ritrovamenti sporadici di punte di freccia e ceramiche del periodo neolitico fanno pensare ai primi insediamenti Valsassinesi: un corredo di bronzi attesta pure la civiltà di Golasecca (VI.V secolo a.C.), il castello insieme con la “curtis” Bruscanti (identificabile nei prati Buscanti sul Pioverna), fu possesso nel 975 della contessa Ferlenda di Lecco. Nella metà del XV secolo vi sorgeva una formidabile fortezza sforzesca, che era presidiata da Simone Arrigoni quando le truppe Francesi invasero il ducato: costui fu catturato a tradimento nel 1506 e giustiziato perché aveva congiurato per l ritorno degli Sforza. Lo stesso Leonardo, che ricorda la sua terribile fine, pare che traesse da quel forte on disegno per i suoi progetti militari, prima che fosse quasi interamente distrutto nel 1513.

Baiedo fu la patria degli Arrigoni di Vedeseta, che ebbero in Milano ragguardevoli personaggi, tra i quali Pietro Paolo, accorto presidente del Senato nella metà del Cinquecento. Due edifici religiosi della frazione. La chiesa di S. Pietro Martire, forse di origine quattrocentesca, conserva un altare barocco di ottima fattura, arricchito da un Martirio dipinto nel 1691 da Ludovico Vignati, e affraschi eseguiti nel 1886 da Luigi Tagliaferro e Antonio Sibella. Più antica anche se molto rimaneggiata è la chiesa di S. Andrea, che sorge presso il cimitero, dov'è sepolta la gentile poetessa Antonia Pozzi (1913-1938), i cui componimenti furono raccolti e pubblicati postumi da Eugenio Montale con il titolo di “Parole”. Superato il gelido torrente Grinzose, si entra nel nucleo antico di pasturo detto un tempo della Chiesa. Numerose sono le costruzioni rustiche , che presentano ancora le caratteristiche logge di legno e portali decorati da stemmi tra i quali spiccano quelli medievali degli Zucchi. Su un grande edificio posto in via A.Manzoni n.89, si può tuttora ammirare un affresco con la Madonna e i S.s. Sebastiano e Rocco, dipinto nel 1583 da Francesco Cironi Valsolda.
La parrocchiale di San Eusebio, ricostruita nel 1597, custodisce stucchi barocchi degli Aliprandi, tele del 1645 di Aloisio Reali e un altare marmoreo di Carlo Giudici, ai lati dell'altare due quadri di Aldo Carpi, rappresentanti, uno i Funerali di Maria Vergine, l'altro Gesù che benedice i fanciulli; questi quadri furono commissionati dall'avvocato Roberto Pozzi, podestà di Pasturo per onorare la memoria della figlia: la poetessa Antonia. La cappella dei ragazzi e le stazioni della Via Crucis sono state affrescate dal pittore bellanese Giancarlo Vitali (1960). L'organo, costruito nel 1849 dalla bottega organaria Tornaghi di Monza, è collocato su cantoria e racchiuso in una pregevole cassa di noce, opera del pasturese Bonaventura Pigazzi. Gli affreschi della facciata sono del Tagliaferri. La chiesa precedente, ricordata nel XIII secolo e divenuta parrocchiale nel 1343, si sviluppava perpendicolarmente a quella odierna. Di essa rimane l'abside gotica, ora adibita a battistero, mentre la facciata con affreschi cortesi ricoperti da scialbature è incorporata in un locale attiguo al possente campanile. Di notevole interesse all'interno una Crocefissione giottesca, Santi della fine del Trecento e una rara scena della Storia di San Giuliano l'ospitaliere della metà del XV secolo. Dopo la piazza del Municipio, l'oratorio di San Giacomo e della Madonna della Cintura anticipa il nucleo detto della Crotta; l'edificio ha una tela del Reali (1660) raffigurante la Madonna della Cintura, i Santi Carlo, Antonio da Padova e Agnese; sullo sfondo il panorama del paese. Fastosi sono gli stucchi degli Aliprandi che adornano il presbiterio (1670-1673). Di pregevole fattura un pallio d'altare 'di corame in rilievo', commissionato dal parroco Lorenzo Ticozzi nel 1667, raffigurante la Madonna, San Pietro Martire e Sant'Andrea.

La statua della Madonna della Cintura, posta in una nicchia al centro dell'altare, viene portata solennemente in processione la prima domenica di settembre, giorno in cui ne ricorre la festa. Dalle strette vie del borgo si può iniziare l'ombroso itinerario della Grigna, attraverso la Cornisella, fino al Pialcral, un verde pianoro tra le valli dei Grassilunghi e dell'Acquafredda, che concorrono a formare il Pioverna. Qui sorgeva il rifugio Mario Tedeschi, ripristinato dopo la devastazione nazista, ma distrutto da un'enorme slavina nel gennaio del 1986: esso costituiva la base per l'ascensione della vetta della Grigna, che si erge con la sua bastionatura dolomitica in sintonia con l'appelativo di Pelata, registrato da Leonardo che ebbe modo di ammirarla. Dal Rifugi Luigi Brioschi del CAI, meta preferita dell'alpinismo milanese di fine secolo, la groppa del monte declina al Pizzo della Pieve, sotto cui si estendono il Prabello e la Chiesina di San Calimero, già esistente nell'anno 1343. Sulla vetta della Grigna, dietro il rifugio Brioschi è posta la bellissima chiesetta (in cristallo) dedicata a Santa Maria della Strada, da cui si gode la bellissima vista dell'arco alpino. La zootecnica è l'attività più caratteristica di Pasturo, che ogni anno, almeno dal 1919, offre un'apposita rassegna; dal 1965 inoltre, in agosto, ha luogo la Sagra delle Sagre di Prato Pigazzi, dove vengono esposti i prodotti dell'artigianato valligiano. Famose sono le casere per la stagionatura dei formaggi, che vengono prodotti anche localmente dalle aziende Doniselli, Invernizzi e Mauri, quest'ultima sorta nel 1929 e conosciuta per i suoi formaggi molli. Stracchini quadri, taleggi, robiole, gorgonzola e caprini sono prodotti tipici del paese, conosciuti in tutta la regione. Qualche industria metalmeccanica, mobiliera ed edile, insieme con l'espansione della villeggiatura, hanno permesso l'incremento abitativo del paese, che è compreso nel Parco Nazionale delle Grigne.

Un tempo gli abitanti, abili nel lavorare il ferro, usavano emigrare a Firenze e a Roma e più recentemente in America. Grazie soprattutto all'allevamento del bestiame che vi si praticava, Pasturo è stato da sempre uno dei paesi più ricchi e popolosi della valle, tanto che fin dal 1073, quando vi possedeva terre il vescovato di Bergamo, fu conteso dai nobili del tempo. Molte tombe scoperte nei dintorni a partire dal 1883 ci fanno certi della presenza dei celti e dei romani, attratti forse anche dalle miniere di piombo e di ferro, scavate ancora tra il Seicento e l'Ottocento, e dalle caratteristiche strategiche della Chiusa. Pasturo è indicato ne 'I Promessi Sposi' come la patria di Agnese, madre di Lucia Mondella, e nel borgo, in viaParrocchiale, è visibile quella che si crede la sua casa a portici e loggiati. Nativi di Pasturo sono Cesare Ticozzi (1760-1821), letterato e giurista, presidente di vari dipartimenti napoleonici; suo fratello Stefano (1762-1836) ne condivise la passione politica, lasciando il sacerdozio e dedicandosi anche a scritti d'arte su Tiziano e Correggio e al romanzo: ebbe successo 'Bianca Capello', edito nel 1826. Scrisse infine sulla storia della Valsassina e delle terre vicine Andrea Orlandi (1869-1945).
 

CURIOSITA' STORICHE
A proposito di Alessandro Manzoni
nel capitolo XXXIII del romanzo 'I Promessi Sposi' Don Abbondio, a proposito di Agnese, dice a Renzo: 'E' andata a stare in Valsassina, da que' suoi parenti a Pasturo, sapete bene; che là dicono che la peste non faccia il diavolo come qui'; probabilmente Alessandro Manzoni era completamente all'oscuro sull'influenza della peste in Valsassina. Il curato Pietro Platti, nei suoi registri, segna 432 morti di peste tra Pasturo e Baiedo; scrive anche che ne furono sepolti 'sino al numero di 21 al giorno'.
Affreschi Risorgimentali
Nel 1859, per festeggiare l'alleanza franco-piemontese, il comune di Pasturo fece affrescare sulla casa Pigazzi, presso la Chiesa, un orologio solare (meridiana), opera di Giovan Maria Tagliaferri di Pagnona. L'ornato sottostante alla meridiana contiene queste sigle:
W. 1859 W. V.E. E L.N.
che significano 'Viva l'anno 1859. Viva Vittorio Emanuele e Luigi Napoleone'.
Sotto la meridiana la scritta 'Il tempo fugge e non fa più ritorno tu senza ben oprar non passar giorno'.
A ricordo della seconda guerra d'indipendenza e soprattutto delle vittorie delle truppe franco-piemontesi a Varese, a San Fermo, a Palestro e a Confienza, venne eseguito un affresco rappresentante l'Immaccolata Concezione, sulla casa Ticozzi (tra via Cesare e via A. Manzoni). Di fianco alla Madonna si legge la data 1 giugno 1859 e la firma di G.M. Tagliaferri, e sotto: 'Vergine cara ricorro a te: in questa terra, in questa guerra dammi fe', dammi cuor, dammi valor'. I due affreschi, ancor oggi visibili, necessitano però di adeguati restauri.

Da 'La Lombardia paese per paese' di Angelo Borghi, n. 106 Editrice Bonecchi, Firenze, 1984.

 

PRIMALUNA

IL TERRITORIO FLORA E FAUNA.
La Valsassina è divisa in due bacini dallo sperone di Baiedo; quello di Pasturo - Barzio, il più largo, e quello di Introbio - Taceno, allungato per una decina di chilometri. E' in questo bacino che si trova il paese di Primaluna, peraltro piuttosto esteso, ricoprendo esso un territorio di kmq. 22,82. A sud è delimitato dalle Grigne, a nord dal Monte Olino e Monte Agrella, a est dal orrente Troggia che lo divide da INtrobio e ad ovest dalla frazione di Cortenova, Prato San Pietro. A metà circa del suo territorio, vi è una zona molto estesa di fertili prati, attraversati dal torrente Pioverna. Salendo verso le pendici della Grigna si incontrano fitti boschi di castagni, faggi ed una salubre pineta. Il sottobosco è ricco della classica flora, ciclamini, campanule, rododendri, genzianelle ed il piuttosto raro giglio martagone. Per vedere le stelle alpine bisogna invece spingersi sopra i nevai. La fauna è invece piuttosto ristretta, raro infatti vedere volpi e caprioli, rarissime volte i falchi che hanno nidificato sopra Primaluna, ormai impossibile avvistare l'aquila.

ARTE E COLORE.
A parte alcuni portali antichi con scolpito lo stemma della famiglia Torriani e la vetusta torre che domina il paese, la parte più importante ed esplicita dell'arte in Primaluna viene a trovarsi nelle varie chiese del territorio. Nella prepositurale di San Pietro e Paolo si possono infatti ammirare tre quadri della scuola del Tiziano, acquistati in Venezia nel 1607. Una grande pala rappresenta il martirio di San Pietro, le altre due tele minori raffigurano San Giovanni Battista e San Girolamo. Altro quadro importante è la pala dell'Assunta, che fu fatto dipingere da Tommaso Cattaneo Torriani nel 1646. Nel santuario di Barcone vi sono poi quattro grandi quadri, recentemente restaurati, di Aloysius Realis Florentius, che visse intorno al 1600 e che disseminò la valle di pregevoli opere. Anche la Chiesa di San Lorenzo in Cortabbio è dotata di una magnifica pala d'altare raffigurante il Santo sulla graticola. Il Santuario di Maria Bambina ospita invece una tavola attribuita allo stile del Borgognone. Un discorso a sè stante merita il pezzo unico di importanza primaria nella storia degli organi presenti nella valle, il nostro SERASSI, orgoglio del paese, che ogni anno richiama numerosi estimatori per gli apprezzatissimi concerti che si tengono nel mese di agosto e a fine anno. Esso fu costruito el 1858 dai fratelli Serassi di Bergamo ed oggi è monumento nazionale protetto dalle Belle Arti.
Alcuni anni fa venne istituito a Primaluna un Museo Etnografico per raccogliere testimonianze della vitaquotidiana dei nostri avi. Vi è inoltre testimoniato il cammino di industrializzazione dei diversi tipi di artigianato, specialmente nella lavorazione del ferro. Attualmente si sta aspettando di poter avere una sede più consona alle esigenze di questa pregevole iniziativa, nella casa Zanaboni, in fase di restauro. Per rallegrare l'estate vi sono le varie feste patronali, il 29 giugno San Pietro e Paolo a Primaluna, il 26 luglio Sant'Anna a Vimogno con tanto di fiera e l'8 settembre Natività di Maria Vergine a Cortabbio. Vi sono poi le feste degli Alpini di Primaluna e Cortabbio nel mese di luglio e varie Messe commemorative in luoghi predisposti ad ospitare, finita la parte religiosa, allegre scampagnate con polenta taragna e salsicce. Ultimamente il folklore del paese si è arricchito di un gruppo di giovani "Sbandieratori e Tamburini della Torre di Primaluna" che si sta facendo onore, con impegno e passione, non solo nelle varie manifestazioni del paese, ma anche in trasferta.

STORIA.
Le origini di Primaluna risalgono alla notte dei tempi, quando ritirandosi le acque che occupavano la valle, un popolo chiamato Orobii, occupò questo territorio. Più tardi si insediarono anche i Galli che formarono con i primi abitanti un unico popolo, gli Insubri. Ad essi succedettero prima gli Etruschi e poi i Romani. Risale a questi periodo la prima testimonianza del cristianesimo in valle, grazie al ritrovamento, nell'oratorio di San Lorenzo in Cortabbio, di una lapide funeraria che nomina una certa Flora morta il 25 aprile del 495. Deriva da ciò una delle possibili interpretazioni del nome del paese e cioè "Primum Lumen" ossia "Prima Luce" del cristianesimo che si contrappone ad altre due possibili interpretazioni etimologiche. Infatti si potrebbe pensare che il nome derivi dal fatto che il paese è la prima terra posta di fronte all'arco di luna formato dalle Grigne, oppure, interpretazione storica, il nome è stato dato in onore a Martino Della Torre, il quale strappò la prima bandiera ai nemici musulmani durante l'assedio di Damasco. Dopo la dominazione romana, fu la volta dei Barbari che fondarono il feudalismo, forma di governo consolidata dai Longobardi. Risalgono a questo periodo le prime notizie inerenti alla famiglia Della Torre. Siamo nel 1147 e capostipite della famiglia è il Conte Tazio Della Torre il quale sposa le due figlie e discendenti dei re di Francia. Si va avanti con il già citato Martino Della Torre, eroico protagonista delle crociate contro i musulmani. A quel tempo Primaluna è un grosso borgo protetto da ben sette porte e tre torri fortificate. La storia continua con Pagano Della Torre che, per aver ospitato i Milanesi fuggiti all'arrivo di Federico II, venne eletto Podestà di Milano. Ma la loro signoria sulla Valsassina sta per cedere sotto i colpi dei Visconti che si rivelarono però dominatori molto crudeli, con assassini e guerre fratricide, contrapponendosi le fazioni di guelfi e ghibellini. Estinguendosi la linea maschile, i Visconti lasciarono il governo al condottiero Francesco Sforza, il quale dovette affrontare le incursioni dei Veneziani. La pace conclusa tra le due potenze portò alla valle un fiorire del commercio e dell'agricoltura. Ma dal 1449 la valle fu ancora teatro di scorrerie da parte di rancesi, Grigioni e Spagnoli, portando la popolazione alla fame e alla disperazione. In questo periodo visitò la valle il carismatico San Carlo Borromeo, soggiornando a Primaluna, nell'antica casa Torriani, il 27 ottobre 1566. Nel 1629 il popolo fu duramente provato dal passaggio dei Lanzichenecchi che, oltre alla loro crudeltà, portarono anche la peste, seminando morte ed orrore. Fu poi la volta del domino Spagnolo fino al 1700 quando subentrarono gli Austriaci con l'imperatrice Maria Teresa d'Austria. Dell'anno 1762 bisogna ricordare la disastrosa frana del Monte Acrella che il 15 novembre distrusse Gero e parte di Barcone, causando la morte di 119 persone 400 capi di bestiame. Ma la rivoluzione francese era alle porte e la valle tornò sudditi dei Francesi. Questa continua successione di domini impoverì la valle e nel 1817 vi fu una grande carestia che decimò di nuovo la popolazione. Ed anche le successive guerre vollero il loro tributo di sangue dalla Valsassina, nome di una valle che un tempo era disseminata solo da sassi e massi erratici, ma punto strategico talmente ambito da aver attirato l'attenzione di tutti i popoli che si sono avvicendati nei nostri 2000 anni di storia.

Gina Baruffaldi - Notizie storiche tratte da "Notizie Storiche della Valsassina e delle terre limitrofe" dell'Ing. Giuseppe Arrigoni

 

TACENO 

Il comune di Taceno, piccolo centro di soggiorno della Valsassina, è situato ai piedi dei Pizzi di Parlasco, presso lo sbocco del torrente Maladiga nella Pioverna. Dal paese parte la deviazione per Casargo e Premana.
A quasi un chilometro da Taceno si trova Tartavalle, una volta stazione termale rinomata, dove venivano sfruttate le acque sorgive alcalino ferrose di due fonti per la cura dei disturbi al fegato, all'apparato digerente e per le malattie della pelle.
L'acqua termale fu scoperta nel 1839. Il tratto del torrente Pioverna che attraversa il paese è uno dei tracciati preferiti per le finali dei campionati italiani di pesca sportiva.
Un maglio idraulico di interesse storico è il fulcro di un nuovo progetto di itinerari di archeologia industriale programmato dalla Provincia di Lecco.

 

 

 

 

VENDROGNO

 

Vendrogno è situato alla destra del fiume Pioverna, che scende a formare il conoide di Bellano sul Lario.

Un'olpe isolata e un cippo dedicato a Livia e a "L. Tullius Secundus" attestano la presenza romana.

Il comune ebbe torri a Mornico e ad Inesio, quest'ultima ancora visibile seppur trasformata. Furono baluardo durante le guerre venete alla metà del XV secolo.

Fu, tra la fine del XVIII secolo e la seconda Guerra Mondiale, una rinomata stazione climatica citata nel Baedecker. In quel periodo Vendrogno ebbe massimo splendore e l'allevamento ed il turismo divennero le attività economiche principali.

Le sue frazioni, Sanico, Mornico, Noceno, Inesio e Comasira risalgono i fianchi del Monte Muggio, che dà il nome al territorio - la Muggiasca.

Il paesaggio è di sorprendente bellezza, dai prati di narcisi e orchidee ai boschi, dai pascoli costellati di rustici alpeggi (Camaggiore, Tedoldo, Lornico, Chiaro) alle forre dei fiumi, dove un ruscello salta dall'alto lungo una specie di bottiglione spaccato, la Tomba di Taino, una particolare marmitta dei giganti.